Studi di Neuroimaging funzionale hanno evidenziato che la prima risposta del corpo, a qualunque stimolo, è la ripetizione di schemi noti: se ci feriamo ad un braccio, ancor prima che la risposta del dolore sia attivata, la mente ricerca un’esperienza simile nel proprio database.
Questo significa che quando la risposta di dolore è attivata noi siamo già predeterminati in questa risposta da precedenti esperienze.
Qualunque risposta, verbale o fisica agiamo, contiene elementi del passato. Questa risposta, che affonda le sue radici nel passato, è chiamata “Risposta Reattiva”.

Victor Frankl scrive: “Vi è uno spazio tra lo stimolo e la nostra risposta: ed è in questo spazio che dimora il nostro potere di scegliere come rispondere. È dalla nostra risposta che dipendono la nostra crescita e la nostra libertà.”

Quando falliamo nel tentativo di trovare questo spazio, nonostante agiamo dei comportamenti, siamo incapaci di agire tali comportamenti da uno spazio di scelta e libertà; non stiamo agendo, stiamo re-agendo.

Ogni volta che rispondiamo agli stimoli con uno schema di comportamento reattivo, stiamo rinforzando quello schema reattivo. Rispondere dallo “spazio della scelta” tra stimolo e risposta, invece indebolisce questi schemi reattivi e ne crea dei nuovi.

Pensare al comportamento nostro e degli altri in termini di giusto e sbagliato, cos’è bene e cos’è male, che cosa dobbiamo o non dobbiamo fare, è uno schema della mente: non è trasmesso con la nascita, è un modo di pensare appreso. Poiché è appreso, esso può essere disimparato e nuovi schemi (idee, modi di pensare, filosofie) possono diventare disponibili.

Le nostre scelte diventano malleabili quando la smettiamo di rispondere da schemi preesistenti. Certamente ci sono molti schemi di risposta che nascono con noi, che sono parte della nostra natura, e che non sono plasmabili: è un bene per molti di noi che l’atto del respirare o il battito cardiaco non siano una scelta! (anche se, naturalmente, entrambi possono essere influenzati – possiamo trattenere il respiro volontariamente anche se non possiamo smettere di respirare volontariamente.)

Come troviamo questo spazio tra lo stimolo e la risposta e che cosa facciamo con questo spazio una volta che l’abbiamo trovato?

Fondamentalmente abbiamo bisogno di spezzare un automatismo: fermarci, rallentare e respirare – prima di tutto è necessario interrompere la reattività perché, come abbiamo visto, la risposta reattiva È la nostra prima risposta.
Il trucco sta nel notare la prima reattività in noi – notare quella sensazione che si presenta come urgenza di parlare o di agire – e poi scegliere di non-parlare e non-agire, e aspettare. Aspettare che l’urgenza che sentiamo venga rimpiazzata da qualcosa d’altro. Il vigore dell’urgenza reattiva non viene perso o trascurato solo perché proviamo ad aspettare; al contempo l’attesa ci offre l’opportunità di vedere se e quali altre scelte possono emergere.
Se nulla emerge possiamo continuare ad aspettare, oppure tornare alla risposta reattiva. La parte importante qui è lasciare il tempo affinché lo spazio della scelta arrivi.
Un singolo atto di attesa ha il potere da un lato di indebolire gli schemi reattivi, dall’altro di favorire il rafforzamento della possibilità di nuove scelte; il modo con cui la nostra mente è strutturata ci garantisce che questo è ciò che può accadere.
Più profondo e radicato è lo schema reattivo, e più tempo e sforzo serviranno per trovare nuove scelte.

Con il passare del tempo, trovare nuova scelta diventerà lo schema dominante: allora potremo trovare vera scelta e vera libertà – la scelta e la libertà di diventare altro da ciò che siamo stati prima.